Il Teatro Grande



Il Teatro

Alla  metà di corso Zanardelli, sorge questo autentico gioiello bresciano, Il Teatro, opera del 1739 dell’architetto Carlo Manfredi, presenta una fac­ciata con  tre grandi arcate che s'inseriscono nei portici di Corso Zanardelli e, una scalinata monumenta­le che conduce all'entrata del Teatro. La sala teatrale, progettata in stile neoclassico dall'architetto Luigi Canonica nel 1806, a forma di ferro di cavallo, presenta cinque ordi­ni di palchi con loggette affre­scate e arricchite da stucchi e decorazioni dorate; per la decorazione Giuseppe Teosa si ispirò alla Scala di Milano.

Il ridotto

Il Ridotto, uno dei più pregevoli esempi del Rococò bresciano, è una sala annessa al Teatro Grande costruita fra il 1761 e il 1769 dall'architetto Antonio Marchetti,  Battista, utilizzata  A pianta rettangolare con un ordine gigante per i primi due piani sormontato da un loggiato in ordine attico, la sala presenta ricche decorazioni con affreschi, stucchi dorati, spec­chi e tre ordini di balconcini che permettono agli spettatori di affacciarsi. Pregevole è il soffitto con la finta balaustra che dà sul cielo, animato da numerose figure di divinità olimpiche, dipinto da Francesco Zugno, allievo di Tiepolo.



La sala teatrale


La vecchia sala del 1735 venne demolita a partire dal 1806; dal 1809 l'architetto Luigi Canonica, tra i maggiori progettisti teatrali dell'epoca, ne avviò la ricostruzione secondo il consolidato schema "a ferro di cavallo", con cinque ordini di palchi; solo nel 1904, i due superiori furono trasformati in galleria e loggione. La nuova sala fu inaugurata nel 1810, con un grande spettacolo operisitico musicato per l'occasione da Simone Mayr. La decorazione, opera di Giuseppe Teosa, rappresentava un'allegoria delle vittorie di Napoleone  Il palco reale mantiene ancora le decorazioni originarie - i motivi egizi delle sfingi e delle palmette, e la sovrapporta raffigurante l'Allegoria della Notte,
Nel 1862 lo scenografo parmigiano Magnani disegnò una nuova decorazione della sala, con fastosi ornati neobarocchi, mentre la volta veniva affrescata dal pittore Campini. Ridisegnò la Sala delle Statue, alla sommità della scalinata che sale dall'atrio, successivamente arricchite con i busti di bronzo del commediografo bresciano Girolamo Rovetta di Leonardo Bistolfi del 1911 e di Giuseppe Verdi eseguito da Domenico Ghidoni nel 1901.

Nel 1912 il teatro viene riconosciuto come monumento nazionale con atto di vincolo del 22 marzo. 






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